Il Pacì

Il popolo della montagna ha perduto un importante tassello del suo grande mosaico






Pieruccioni Pacifico, "Il Pacì" per tutti noi, ci ha lasciati il 12 marzo 2020 per una grave malattia. Nato a Cardoso di Stazzema il 03 di gennaio del 1951. Il percorso delle nostre vite ha fatto incrociare spesso le nostre strade fin da bambini; eravamo molto legati: oltre che da parentela, anche da una grande amicizia e affetto.



Da ragazzo ha passato un periodo in collegio dai Salesiani, a Pietrasanta, ritornando poi alla vita normale di tutti i giorni,

   

crescendo e sviluppando sani principi e recependo i vari insegnamenti che i genitori davano per poter vivere dignitosamente. E' stato un grande lavoratore, dividendo il suo tempo fra lavoro in cava e la sua passione per l'agricoltura. Ha passato un po' di tempo a lavorare in cava su, in Valle d'Aosta, fecendosi crescere una barbetta da dottore

       

che gli valse il nomignolo di "Barba", che usò poi come identificativo per le varie conversazioni da C.B. (il cellulare non c'era ancora): questo era l'unico modo per avere e dare notizie, quando si saliva su in montagna.
Conclusa la parentesi in Valle d'Aosta trovò lavoro, sempre in cava, ma in paese, a Cardoso. In quel periodo eravamo diversi giovani e facevamo gruppo riunendoci per varie cose: quando per ballare, quando per fare le prove per una commedia in dialetto versiliese, scritta dall'idimenticabile maestro Silvano Alessandrini, intitolata: La politica di Liperata (replicata dal nostro gruppo 13 volte, fra Cardoso, Levigliani, Terrinca e Pietrasanta).
Infine, un giorno, "Cupido" ha scoccato le sue frecce sopra le nostre teste, colpendo Pacifico e Siria Battelli, una giovane che faceva parte del gruppo, diventata poi sua moglie

           

e, oltre a questo, colonna portante nella sua vita. Da questo matrimonio sono nati due figli Silvia (che ora porta avanti, insieme al marito Massimo, l'azienda del padre) e Emanuele.

       

Nel frattempo aveva acquistato da (Aristodemo Pierotti) una casa con terreno su in montagna, ai piedi della Pania, dove poco a poco cominciò a coltivare

       

impegnando gran parte del suo tempo libero e iniziando così a dare corpo al suo progetto. Lavoro in cava, casa, lavoro in alpeggio, questa era la vita di Pacifico. Ritornando alle strade che si incrociano, decidemmo insieme di seguire un corso di apicoltura e, quando fummo pronti, acquistammo due arnie con le api, cominciando così ad impiantare il nostro apiario

       

aumentando con il passare del tempo il numero di cassette, che costruivamo da noi cercando di contenere le spese.Facendo sciami artificiali e introducendo in questi, giovani regine (tecnica appresa durante il corso),riuscimmo ad avere un buon numero di arnie, è stata una bella esperienza che ho dovuto abbandonare a causa della mia allergia alle punture di questi cari animaletti.Continuando a frequentarci, Pacifico risvegliò in me l'amore per la montagna che per vari motivi con il tempo si era un po' sopito e così presi ad accompagnarlo quando saliva in alpeggio.Mi ospitava nella sua casa



e io cercavo di ricambiare facendo qualche piccolo lavoretto: il mio compito era, più che altro, cucinare, perchè Pacì preferiva lavorare la terra che cimentarsi nell'arte culinaria (che poi ha praticato in seguito). La sera, davanti al caminetto acceso, si parlava del più e del meno, esponendo le nostre riflessioni, i nostri progetti, i nostri sogni, e pensando a quello che si doveva fare il giorno dopo. Ci si domandava spesso se era il caso di abbandonare tutto a valle, comprare un branco di pecore e trasferirci stabilmente in alpeggio, oppure continuare la nostra vita di sempre. Io ho continuato la mia vita a valle. A Pacifico, nel 2005, avendo contratto la silicosi fu consigliato dai medici di lasciare il lavoro di cavatore per non peggiorare il suo stato di salute. A quel punto, prese la decisione di licenziarsi e, con coraggio, fece questa svolta di vita. Con le sue pecore, che aveva acquistato precedentemente, cominciò a fare la transumanza dal paese di Cardoso all' alpeggio di S. Rossore (così si chiama l'alpeggio ). Piano piano, la transumanza si è trasformata in permanenza stabile, anche durante l'inverno

   

scendendo a valle solo per il tempo necessario a fare rifornimento di viveri e risalire subito dopo (salvo imprevisti) in montagna, per curare i suoi animali. Dopo le pecore, sono arrivati le galline e i conigli, facendo compagnia ai porcellini d'india, che erano già lì per primi; per un paio di anni ci sono stati anche due maiali, allevati allo stato brado; infine si è aggiunta agli altri animali anche Nellina, una giovane asinella.



La fattoria aveva preso forma e il sogno realizzato. L'attività in alpeggio era improntata sull'agricoltura, coltivando e seminando i vari campi, e la pastorizia, portando al pascolo il gregge e facendo, con il latte delle pecore, qualche formetta di formaggio, grazie al prezioso aiuto della moglie Siria.



Il tempo libero era sempre meno, ma riusciva sorprendentemente a fare quello che serviva a far funzionare tutto. Si divertiva anche a fare liquori con le varie erbe o frutta selvatica, che poi offriva agli amici che salivano per fargli visita. E' stato un instancabile camminatore, sempre in giro con il gregge salendo su, verso la Fania,

   

nei Trosi e fino a Mosceta oppure in giro per cercare funghi sempre accompagnato dal cane

       

che lo aiutava anche a guidare le pecore. Diversi cani hanno fatto compagnia a Pacifico, con il passare degli anni,

       

fra cui Luna, l'ultima e ancora vivente. Sono stato suo ospite con mia moglie Gloria diverse volte

       

fin quando abbiamo deciso, i miei fratelli ed io, di comprare anche noi un alpeggio lì vicino, chiamato "La Grotta" e, a quel punto, ho dovuto cambiare direzione per rendere vivibile la nuova proprietà. Tante volte Pacifico ha trovato il tempo per venire a dare una mano a sistemare le case bisognose di manutenzione e a zappare e seminare i vari campetti, e di questo gli sarò sempre grato.



Io continuo a salire saltuariamente su in alpeggio ma non è più la stessa cosa, non provo più la stessa grande emozione di quando lui era presente con i suoi animali: mentre salivo su, da Collemezzana, sentivo l'abbaiare del cane, il cantare del gallo, lo scampanio delle pecore e anche il ragliare dell'asina Nellina, come se volessero salutare, dandomi il buongiorno. Tutto questo non c'è più; ora c'è una profonda tristezza che attanaglia il cuore, una sensazione di vuoto mista a sconforto per questa grande perdita.
Grazie Pacì per avermi fatto partecipare a vari momenti della tua vita. Spero che le nostre strade un giorno si incrocino ancora, facendoci percorrere insieme l'ultimo sentiero. Riposa in pace e veglia su tutti noi! Ti porterò sempre nel mio cuore!

Longaron Umberto


P.S.: Pacifico ha preso parte al film documentario, girato in S.Rossore, "La Creazione di Significato ", regista Simone Casanova Rapisarda
premiato al festival dei film di Locarno in Svizzera come miglior regista emergente, 2014.
Premio miglior film Ann Arbor Film Festival (Ann Arbor, Michigan, USA), 2014.
Premio miglior film Festival Internazionale del film di Las Palmas (Spagna), 2014.
Premio miglior documentario Yerevan International Film Festival (Yerevan, Armenia), 2014.