Ricordando "Flavio" Claudio Vincenti
A un anno dalla scomparsa dell'amico Flavio in un incidente di caccia, ho un tarlo che mi rode dentro in continuazione e mi stimola a dover scrivere, con tristezza, due righe in ricordo, sentendomi in dovere di farlo sia per l'amicizia che per la sua gentilezza verso di me.
Titolare della "Vincenti SRL" azienda leader nell'estrazione e lavorazione della Pietra del Cardoso, ha cominciato a lavorare nell’azienda di famiglia in giovane età facendo tesoro degli insegnamenti dei più anziani nell'arte dell'estrazione e della lavorazione manuale della pietra.
All'epoca era una piccola azienda che con il suo operato ha contribuito a dare un pezzo di pane anche ad alcune famiglie del paese di Cardoso. Con il tempo, dopo la scomparsa del padre, (ottimo sarto, mi ricordo ancora di quei pantaloni di pilorre che mi fece quando ero ragazzo, bellissimo ricordo, fra l'altro eravamo vicini di casa) ha preso la direzione della ditta facendola crescere e conoscere in un più ampio mercato. In un secondo momento oltre all'estrazione e la lavorazione di piccole quantità di materiale si è passati ad una fascia più ampia di opere accorciando
la filiera estraendo dalla cava e provvedendo in proprio alla segagione tagliando in segheria i blocchi estratti ed infine producendo in laboratorio vari tipi di opere per l'edilizia esterna ed interna fra cui soglie, scalini, caminetti, capitelli, piastre per pavimenti, eccetera.
La "Vincenti SRL" è da tempo conosciuta in tutto il mondo ed è rimasta sempre a conduzione familiare. Questo è quanto riguarda Flavio imprenditore. Nonostante il successo nel mondo del lavoro Flavio è rimasto quella persona semplice sempre pronto a dare una mano ed aprire la sua porta a chi avesse bussato (e questo ho potuto constatarlo personalmente bussando alla sua porta).
Lo ricordo nelle innumerevoli partite a "biliardino" che difficilmente perdeva, nelle partite a carte infinitamente lunghe tanto per passare il tempo in compagnia e le chiacchierate con altri amici a parlare di caccia e del più e del meno, ma la caccia era l'argomento dominante, che con la raccolta dei funghi e l'alpeggio erano le sue passioni, per questo le nostre strade si sono spesso incrociate lassù in montagna mentre rientrava a fine battuta di caccia al cinghiale con la squadra di Minazzana di cui faceva parte, concedendoci in quel momento un attimo di pausa una breve chiacchierata ed il tempo di bere un caffè per poi riprendere il cammino.
Era instancabile. Aveva trasmesso queste sue passioni a generi e nipoti che lo accompagnavano nelle sue lunghe camminate per i boschi. La sua grande famiglia con la moglie Giuliana le figlie Elisabetta, Daniela e Sonia, con i generi e i nipoti sono un esempio di compattezza di unione e di sani principi che Lui aveva insegnato e di questo sono sicuro ne era fiero.(e io vi dico continuate ad essere uniti, non lasciate che i suoi insegnamenti vadano perduti e prendete con gioia quel testimone che Lui vi ha passato e portatelo avanti anche se il percorso può essere irto di spine e cosparso di ostacoli).
Gli piacevano anche gli alpeggi della nostra vallata che nel tempo libero frequentava, possedendo una casetta e della terra in località Ranocchiaia,
dove amava ritirarsi spesso nei mesi estivi coltivando l'orto in modo da avere le verdure necessarie per la vita di tutti i giorni lassù in montagna, e per far riposare il cervello sgombrandolo dai vari problemi e pensieri che tutti i giorni a valle martellano la mente. E così amico mio arrivo alla conclusione sperando che queste mie umili parole ti facciano piacere e abbiano descritto la tua persona, e mentre leggerai questo semplice scritto, lassù nei sentieri del cielo,
ti ritornerà in mente quel boccione di vino offerto alla tua squadra di cacciatori stanchi e assetati e alle tue parole quando arrivasti alla mia casetta lassù in montagna e bevemmo insieme quel caffè e tu mi dicesti: "Oh Umbè questo caffè mi ha fatto rinascere". E ora che ho scritto tutto questo, sento che quel tarlo dentro di me comincia a smettere di rosicchiare.
CIAO FLAVIO.
Umberto Longaron