Tratto da il libro dei ricordi di "Dario Ancillotti" che ci descrive così lo zio "Don Bastiano", parroco del paese di Cardoso negli anni dal 1900 al 1938. Morì il 26 Gennaio 1938 a 69 anni.


Dello zio di mio padre, Don Bastiano, ho un ricordo indelebile, affettuoso e nostalgico, è stato un maestro di vita, intransigente nel suo ministero pastorale, leale e disponibile per aiutare i bisognosi e i sofferenti sempre pronto, col sorriso sulle labbra, a confortare chi aveva bisogno di una parola di sostegno e di incoraggiamento. Noi vivevamo in un piccolo appartamento della sua casa e, Lui, praticamente conviveva con noi perché sua sorella Stellina, che gli faceva da governante, era una donnina piccola e alquanto deforme che non poteva sopportare lavori domestici gravosi, svolti da mia madre, anche perché accudire "Don Bastiano" non era facile data la sua molteplice e varia attività.
Infatti, dato che viveva di rendita, dopo aver celebrato la Messa nelle prime ore del mattino e aver bevuto il primo "bicchierino" da Beniamino (il bar del paese) dismessi gli abiti talari, vestito con pantaloni alla zuava calzettoni neri di lana e scarponi chiodati, con giacca e collare che non si toglieva mai (abbigliamento alla Don Abbondio Manzoniano) messo in spalla badile e piccone, pennato appeso alla cintura andava a riparare i danni alle mulattiere. Queste erano percorse giornalmente da carovane di muli provenienti da Palagnana e Fornovolasco (paesi allora agricoli al di là delle Apuane) e da portatori di carbone e legna che scendevano a valle.
Aggiustava le mulattiere sconnesse, costruiva marginette (era anche un provetto muratore a secco) per riparare i passanti in caso di pioggia, corredandole di sedili di pietra e di posatoi dove i portatori appoggiavano temporaneamente il loro carico per riposarsi po' e fare quattro chiacchiere con gli amici. All'interno in una apposita nicchia poneva un'immagine sacra consistente in un bassorilievo in marmo bianco scolpita da artigiani del luogo (Tali immagini, dopo l'ultima guerra, sono state rubate dai moderni iconoclasti per murarle sulle facciate delle loro ville patrizie. Chi sa cosa avranno pensato quelle Madonne abituate alla vita rupestre e venerate da gente umile e modesta, costrette, loro malgrado, a vivere tra gente schiava del dio denaro e a godersi la vita agiata procuratasi spesso con metodi illeciti).

Ritornato a casa nell'ora di pranzo beveva un uovo che la Stellina gli aveva scaldato sotto la cenere calda del camino si cambiava, recitava sommessamente le quotidiane preghiere del breviario in attesa che la Stellina o mia madre gli preparassero il pranzo.
Era molto parco:giornalmente mangiava un piatto di pasta condita con burro e pecorino, un po' di verdura e un secondo che, per lo più, consisteva in una fetta di prosciutto o mortadella preparata dal "norcino" del paese che provvedeva ad elaborare il maiale che lo zio allevava con mio padre. Spesso chiamava noi ragazzi e preparato un fagotto con abbondante minestra, pane e companatico ce lo faceva portare in qualche famiglia povera ove c'era sempre qualcuno che pativa la fame.
Aveva installato in un fondo della casa (detto ciglieri) una personale falegnameria con bancone da lavoro e tutti gli attrezzi necessari perché era solito fare piccoli lavori di riparazione o fregi ornamentali che abbellivano le facciate delle marginette. Dato che la maggior parte delle abitazioni erano prive dei più elementari servizi igenici aveva costruito in luoghi appartati delle piccole latrine provviste di porta e di un gancio interno per chiuderle durante l' uso. Era un prete, che nonostante la sua vita varia e frenetica, aveva una cultura profonda sia umanistica che storica e naturalistica e il suo studio (nel quale a noi era vietato entrare) era fornito di una aggiornata biblioteca che spaziava dai temi religiosi a quelli concernenti la cultura laica e moderna.
Negli ultimi anni della sua vita a clamor di popolo fu nominato dal Vescovo Rettore della parrocchia, compito che assolse con competenza, serietà e dedizione e, alla sua morte, per suo desiderio espresso precedentemente, fu inumato nel piccolo cimitero paesano davanti alla porta di ingresso della cappellina, nell'anonimato, in modo che tutti nell'entrare in essa passassero sopra le sue spoglie.

Questa è la sintesi della vita di "Don Bastiano" con i suoi dati salienti principali sia come uomo che come prete e l'ho scritta, oltre a mio ricordo e debito di riconoscenza, perché la sua memoria non svanisca completamente nell'oblio dei tempi.