Cenni di storia: Cardoso, Malinventre e Farneta.

Nell'anno 1407 questi tre villaggi formavano un solo Comune rinchiuso in questo perimetro: cominciava dal luogo detto Cerreto confine del Comune di Volegno fino al Soio, ascendeva fino alla Pania e discendeva alla Forbice confine di Vergemoli, Vicaria di Gallicano, di là andava a Turrite, Tofinario e Corniola confine di Stazzema, ascendeva poi fino al monte Forato ed al luogo detto Piaso, scendeva a Ricano confine di Stazzema, al Colle alla Fontanella, alla Croce confine di Stazzema, a Piccaia a Senepolli confine di Stazzema, scendeva al Ponte di Cardoso confine di Volegno. Si valutava l'estensione 225 coltre, stimato 440 Lire. La somma maggiore era di Lire 444 la minore 229. Nell'anno 1536 ci fu una seria lite fra il Comune di Cardoso e Malinventre perchè questi abitanti avevano fatta irruzione contro quelli del Forno Volasco, territorio del Duca di Ferrara. Vi scese il Capitano di Pietrasanta e del Frignano, un Commisario del Duca di Ferrara, i quali non poterono appacificare le questioni onde le trattative furono rimesse in Alessandro Melegonnelle. Queste differenze terminarono poi nel 1546 per Lodo Francesco Baldi, Nicola Mazzei e Prete Stefano da Villafranca, e per altro Lodo del 31 dicembre di Mario degli Asini, Commissario fiorentino e di Giovanni Venturi, Commissario di Ferrara. Fu allora convenuto che il Comune di Cardoso dovesse lasciare le pasture anche a pro degli abitanti del Forno Volasco purchè questi in perpetuo pagassero al precitato Comune uno Scudo d'oro l'anno. Nel 1545, avanti al pronunciamento dei Lodi, era successo che quelli del Forno Volasco avevano fatto preda di bestiame su quello del Cardoso e l'anno appresso sul territorio di questo Comunello gettarono le loro semente. Il Cardoso, l'anno 1535, aveva 1 ferrazzolo, 1 mugnaio, 2 maestri di botti e 3 fabbricatori di cerchi. L'estensione di questo Comune è di un miglio e due terzi quadrati, tutto coltivato a castagni, solo rimane un mezzo miglio d'incolto. Vi era la ferriera fino dal 1522, pertinente alla famiglia pietrasantese dei Tolomei, la quale nel 1610 si diceva che era da 40 anni che non aveva lavorato e che a quei giorni se ne vedevano appena le vestigia. Essa pare che fosse riattivata poichè nel 1662 fu portata via dalla piena, mentre ne erano a possesso Iacopo di Franco e Battista di Antonio Tolomei. Un'altra apparteneva ai Lamporecchi, ma pure questa nel 1668, era rovinata e non se ne traeva alcun frutto. Nel 1750 quasi tutti questi abitanti si erano dati alla pastorizia ed in prova di ciò vi si contavano 115 vacche, 450 pecore, 20 capre e si raccoglieva 780 libbre di bozzoli. La comunità di queste due ville poco discoste l'una dall'altra sul torrente Farneto era composta di 42 case, 42 famiglie, 195 abitanti ed aveva d'estimo 1312 fiorini e pagava di chiesto L. 196.


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